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Limitazioni del traffico e qualità dell’aria intorno alle scuole: i risultati di uno studio basato sulla citizen science

Il DEP Lazio ha preso parte a uno studio, condotto insieme all’Università degli Studi di Milano, che ha valutato l’efficacia di interventi di limitazione del traffico nel migliorare la qualità dell’aria intorno alle scuole di Milano e Roma, integrando dati raccolti con il progetto di citizen science “NO2, No Grazie!” promosso dall’associazione Cittadini per l’Aria e modelli predittivi avanzati.

Nel corso di un mese, sono stati misurati i livelli di biossido di azoto (NO₂) in quasi 900 punti delle due città, mostrando valori medi elevati (47,1 μg/m³ a Milano e 42,6 μg/m³ a Roma). I modelli hanno poi stimato quattro scenari di riduzione del traffico intorno alle scuole, tutti associati a una riduzione significativa del NO₂, con decrementi massimi fino a 11 μg/m³ a Milano e 16 μg/m³ a Roma.

I risultati confermano l’efficacia delle politiche di mobilità sostenibile nel tutelare la salute dei più giovani e l’importanza della partecipazione attiva dei cittadini nel monitoraggio ambientale.

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Interazione tra inquinamento atmosferico e rumore del traffico sull'incidenza dell'ictus

L'inquinamento atmosferico e il rumore del traffico stradale sono fattori di rischio per l'ictus, ma le prove sui loro effetti congiunti rimangono limitate.

Il DEP Lazio ha pertanto partecipato a uno studio che ha analizzato l'effetto combinato dell'inquinamento atmosferico (PM2.5, NO2) e del rumore del traffico stradale sul rischio di ictus in dieci coorti scandinave (Svezia, Danimarca, Finlandia) per un periodo di 20 anni, coinvolgendo 136.897 adulti.

Entrambi i fattori sono risultati associati a un aumento del rischio di ictus. L'analisi ha evidenziato un possibile effetto sinergico: il rischio relativo (HR) di ictus per PM2.5 era più alto ai livelli elevati di rumore e viceversa. I risultati sottolineano l’importanza di adottare politiche di riduzione delle emissioni da traffico veicolare, al fine di salvaguardare la salute pubblica dagli effetti avversi sia dell’inquinamento atmosferico che di quello acustico.

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Effetto dell’esposizione di breve periodo a NO2 e PM2.5 sulla mortalità per causa specifica

Nell’ambito del progetto AIR-LOCK del Health Effects Institute (HEI), il DEP ha preso parte a uno studio che ha analizzato l’effetto a breve termine di PM2.5 e NO2 sulla mortalità per cause naturali, cardiovascolari e respiratorie in California (US), Jiangsu (Cina), Germania e nella regione Lazio (Italia) tra il 2015 e il 2019.

Sono stati applicati modelli a effetti fissi interattivi (interactive fixed effects models, IFE), attraverso i quali, seguendo un approccio causale, è stato possibile tener conto di fattori di confondimento, osservati e non osservati, varianti nel tempo e specifici delle unità spaziali analizzate.

I risultati mostrano un aumento della mortalità cardiovascolare associato a un incremento di 10 μg/m³ di NO2, con variazioni tra le diverse aree. Effetti avversi sono osservati anche in relazione al PM2.5 e per gli altri esiti di mortalità, risultando più marcati tra gli over 75.

Lo studio, adottando un approccio causale, rafforza le evidenze sulla relazione tra inquinamento a breve termine e mortalità.

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Trattamenti farmacologici e psicosociali per il disturbo da uso di alcol

Il disturbo da uso di alcol (DUA) è caratterizzato da un forte desiderio di bere e dalla difficoltà nel controllarne il consumo, con gravi conseguenze psicologiche e fisiche.

Molti pazienti con DUA non rispondono adeguatamente alle sole terapie psicosociali o farmacologiche, mentre la combinazione dei due interventi potrebbe migliorare gli esiti di salute, anche se le evidenze a riguardo restano limitate e più spesso sono di bassa qualità.

Il DEP ha preso parte a una revisione Cochrane che ha analizzato 21 studi su 4746 adulti, valutando l'efficacia della combinazione di trattamenti farmacologici e psicologici. I risultati suggeriscono che il trattamento combinato potrebbe ridurre il numero di forti bevitori e aumentare l’astinenza da uso di alcol rispetto alla sola terapia psicosociale, con evidenze da basse a moderate. Tuttavia, l'efficacia dell’intervento combinato, rispetto alla sola terapia farmacologica o all’assenza di trattamento, rimane incerta. L'approccio combinato sembra sicuro, ma servono ulteriori studi per confermarne i benefici.

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Mortalità per cancro e settori occupazionali

Nell’ambito del progetto BIGEPI, il DEP Lazio ha preso parte a uno studio che ha esaminato il legame tra il rischio di mortalità per cancro e i settori occupazionali, utilizzando i dati dello Studio Longitudinale di Roma e dell’INPS per analizzare oltre 910.000 lavoratori.

I risultati hanno confermato associazioni già note, come il tumore al polmone e alla pleura nel settore delle costruzioni, e hanno evidenziato rischi in ambiti ancora poco studiati come quello delle pulizie, dove si è osservato un aumento della mortalità per diversi tipi di cancro, tra cui quello al fegato e ai tessuti linfo-emopoietici. Anche altri settori, come la stampa e la produzione di carta, hanno mostrato un rischio elevato per il tumore allo stomaco negli uomini. Lo studio sottolinea l’importanza di monitorare i rischi occupazionali e di rafforzare le misure di prevenzione in diversi ambiti lavorativi.

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Barriere e facilitatori nell'implementazione dei sistemi di allerta ondate di calore per la salute

I sistemi di allerta per le ondate di calore rappresentano un'importante collaborazione tra il settore meteorologico e quello sanitario, con l'obiettivo di ridurre l'impatto delle temperature estreme sulla salute.

All’interno del progetto Europeo Horizon Europe ENBEL, il DEP Lazio ha preso parte a uno studio che ha analizzato le barriere e i facilitatori che influenzano l'implementazione dei sistemi di allerta per la prevenzione degli effetti avversi delle ondate di calore sulla salute.

Attraverso lo studio delle valutazioni economiche e sanitarie sui servizi meteoclimatici e una serie di interviste con esperti in Europa e Africa, è emerso che i sistemi di allerta possono essere un'opzione di adattamento efficace dal punto di vista socio-economico, contribuendo a ridurre la mortalità e la morbilità soprattutto tra le fasce più vulnerabili, come gli anziani. Tuttavia, la loro implementazione è ostacolata da fattori come la mancanza di finanziamenti stabili e affidabili, la difficoltà di rendere i dati meteoclimatici accessibili e comprensibili per i diversi utenti, le differenze culturali tra i professionisti del clima e della salute e la limitata capacità di valutare l'impatto reale di questi sistemi.

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Inquinamento atmosferico e incidenza di arteriopatia periferica

L'inquinamento atmosferico è noto per il suo legame con le malattie cardiovascolari, ma il suo ruolo nell’arteriopatia periferica (PAD) è stato meno studiato, nonostante la crescente incidenza della patologia a livello globale.

Questo studio, condotto dal DEP, ha analizzato l'associazione tra l'esposizione prolungata a PM2.5, NO2 e black carbon e l'incidenza di PAD nella popolazione adulta di Roma tra il 2011 e il 2019.

Sono stati identificati oltre 14.000 nuovi casi tra più di 1,7 milioni di soggetti. L'analisi ha evidenziato un aumento del rischio di PAD con l'incremento della concentrazione di tutti gli inquinanti, con effetti più marcati tra gli uomini e nelle persone tra i 55 e i 69 anni. In particolare, per il NO2 il rischio aumentava già a basse concentrazioni. I risultati confermano che l'inquinamento atmosferico rappresenta un fattore di rischio per la salute vascolare, suggerendo la necessità di ulteriori approfondimenti e misure preventive.

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Worlimate: caldo e sicurezza sul lavoro

I lavoratori all’aperto sono tra i sottogruppi a maggior rischio per esposizioni al caldo. Uno studio nell’ambito del progetto BRIC INAIL Worklimate, di cui il DEP Lazio è partner, ha stimato che in Italia, tra il 2014 e il 2019, si sono verificati 25.632 infortuni sul lavoro legati al caldo, con una media di 4.272 casi all’anno.

La produttività dei lavoratori fisicamente impegnativi è diminuita del 6,5% per ogni grado di aumento della temperatura tra 19,6 °C e 31,8 °C. I costi complessivi associati a tali infortuni sono stati stimati in oltre 292 milioni di euro nel periodo, circa 49 milioni di euro l’anno.

Lo studio sottolinea l’importanza di adottare misure di prevenzione per contrastare l’esposizione occupazionale a temperature estreme. Tali interventi non solo contribuiscono a ridurre il rischio di infortuni, ma aiutano anche a contenere le perdite di produttività, offrendo vantaggi condivisi per i lavoratori e il sistema economico.

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Cambiamenti climatici e salute: impatto del caldo in Europa

I cambiamenti climatici in atto e futuri porteranno ad un aumento significativo della mortalità dovuto all’innalzamento delle temperature in tutta l'Europa, in particolare nell'area mediterranea.

Il DEP Lazio, all’interno del progetto EXHAUSTION, ha preso parte a uno studio, condotto su 854 aree urbane europee, considerando diversi scenari di riscaldamento globale e scenari di adattamento.

Lo studio evidenzia che l'aumento dei decessi causati dal caldo supererà la riduzione di quelli legati al freddo in tutti gli scenari considerati. Le aree a maggior rischio sono le città del Mediterraneo in particolare in Spagna, nel sud della Francia, in Italia, in Grecia e a Malta riconosciuti come “hot spot” dove il tasso di riscaldamento è maggiore delle altre aree europee.

Considerando lo scenario peggiore, ovvero con minor mitigazione e adattamento (SSP3-7.0), si stima un eccesso di mortalità netto del 45.4% legato al clima, con oltre 2,3 milioni di decessi tra il 2015 e il 2099 a livello Europeo. Per l’Italia, l’effetto stimato è anche maggiore con un incremento della mortalità netto legato al clima pari a 138.6 (25.0 -47.3) decessi per 100.000 anni persona entro fine secolo.

Considerando scenari di adattamento, anche con un adattamento del 50%, l’effetto netto rimarrebbe negativo, specialmente nelle regioni mediterranee ed europee orientali, mentre l’Europa settentrionale potrebbe vedere una lieve riduzione.

Senza interventi significativi di adattamento e mitigazione ai cambiamenti climatici, molte città europee affronteranno un aumento della mortalità legata alle temperature, evidenziando l’importanza di potenziare le politiche per il clima e investire in misure di adattamento.

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Tempeste di sabbia e di polvere: una crescente minaccia per la salute globale

Le tempeste di sabbia e polvere desertica rappresentano una minaccia sempre più grave per l'ambiente e la salute pubblica a livello globale, colpendo direttamente 150 paesi, di cui oltre 100 situati lontano dalle zone di origine. Con il cambiamento climatico, si prevede che questi eventi diventino più frequenti e intensi.

Nonostante gli sforzi internazionali, come quelli guidati dall’ONU, persistono importanti lacune di conoscenza che limitano la capacità di rispondere in modo efficace e basato su evidenze scientifiche. Tra le principali sfide da affrontare vi sono la comprensione degli effetti complessivi sulla salute, sia a breve che a lungo termine, e l’analisi delle caratteristiche delle particelle, incluse le loro dimensioni e componenti tossiche. È fondamentale progettare studi multicentrici che tengano conto delle specificità regionali delle esposizioni e approfondire gli impatti sanitari legati alle miscele di particolato dominate dalla polvere rispetto ad altre fonti. Gli autori di una review pubblicata su Lancet Planetary Health sottolineano l’urgenza di promuovere ricerche internazionali, collaborative e multidisciplinari, utilizzando metodi epidemiologici rigorosi per comprendere meglio le caratteristiche di esposizione e i rischi associati a tali eventi.

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La terapia immunosoppressiva nei pazienti trapiantati

Il progetto CESIT (valutazione Comparativa di Efficacia e Sicurezza dei farmaci Immunosoppressori nei pazienti Trapiantati), finanziato da AIFA, ha valutato attraverso analisi di real world data l'efficacia e la sicurezza delle terapie immunosoppressive erogate a pazienti sottoposti a trapianto di organo solido, colmando la carenza di evidenze nel contesto italiano.

Lo studio retrospettivo multicentrico ha analizzato i dati di quattro regioni italiane e del Sistema Informativo Trapianti (2009-2019), includendo 6.914 pazienti. Il progetto ha evidenziato variabilità dei trattamenti erogati sia a livello inter che intra regionale, principalmente attribuibile ai protocolli ospedalieri. Il tacrolimus (TAC) risulta essere l’ Inibitore di Calcineurina più prescritto dopo trapianto di rene, fegato e polmone.

Dall’analisi di efficacia e sicurezza è emerso che, dopo trapianto renale, l’uso di TAC rispetto alla ciclosporina (CsA) , è associato a un minor rischio di rigetto e infezione, ma a un aumento del rischio di indorgenza di diabete. Nel contesto del trapianto di fegato, TAC ha mostrato profili di efficacia e sicurezza comparabili sia quando somministrato in monoterapia sia in combinazione con altri farmaci (micofenolato o inibitori mTOR).

Il progetto CESIT ha promosso una collaborazione tra clinici e ricercatori, suggerendo nel contesto dei trapianti l'importanza di ulteriori studi per migliorare la pratica clinica.

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Stima dell'effetto dell'esposizione annuale al PM2-5 sulla mortalità in India

Le stime di impatto dell’inquinamento atmosferico sulla mortalità in India si sono sempre basate, in passato, su funzioni dose-risposta ottenute in Paesi a bassi livelli di inquinamento.

Recentemente il DEP ha preso parte ad un nuovo studio che ha analizzato la relazione tra esposizione a lungo termine al PM2,5 e mortalità in India, basandosi su dati nazionali dal 2009 al 2019 ed adottando un disegno di studio di inferenza causale.

Il PM2,5 annuale medio era pari a 38,9 μg/m³, con il 100% della popolazione esposta a livelli superiori ai 5 μg/m³, soglia identificata dall’OMS come limite di salvaguardia della salute. Un aumento di 10 μg/m³ nelle concentrazioni annue di PM2,5 è stato associato a un incremento dell'8,6% nella mortalità totale. Lo studio ha inoltre stimato che tra il 2009 e il 2019 livelli di PM2,5 superiori agli standard di legge indiani hanno causato 3,8 milioni di morti (5% della mortalità totale), numero che sale a 16,6 milioni (24,9% della mortalità totale) se si considera invece la soglia OMS.

Lo studio evidenzia l'urgenza di norme più rigorose per abbattere drasticamente i livelli di inquinamento in India, al fine di ridurre in modo significativo la mortalità in India.

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